Viene definita barriera architettonica qualunque elemento costruttivo che impedisca, limiti o renda difficoltosi gli spostamenti o la fruizione di servizi, specialmente per le persone con limitata capacità motoria.
Non bisogna limitarsi ad immaginare la persona costretta sulla sedia a rotelle, queste barriere possono essere importanti anche per un giovane magari che si è fatto male alla caviglia giocando a calcetto e che per un breve periodo deve muoversi con le stampelle o un genitore con il passeggino.
Esempi classici di barriera architettonica sono: gli scalini, porte strette, pendenze eccessive, spazi ridotti, sentieri di ghiaia o con fondo dissestato.
Nel caso di persone non vedenti possono rappresentare casi di barriera architettonica anche semafori privi di segnalatore acustico o oggetti sporgenti.
In Italia se ne parla ormai da decenni e la prima legge che ha trattato questo problema risale al 1989.
Purtroppo però sono ancora tantissime le barriere architettoniche presenti sia sul territorio e che negli edifici sia pubblici che privati come le nostre case.
Per agevolare la vita di tutti i giorni a chi ha una ridotta mobilità si possono fare diversi interventi e d è proprio qui che entra il gioco il bonus barriere architettoniche 2023
Bonus barriere architettoniche come funziona
E’ un bonus che ti permette di ottenere un credito Irpef ripartito in 5 quote annuali dello stesso importo pari al 75% dell’importo speso per effettuare i lavori necessari ad eliminare le barriere architettoniche, che impediscono la mobilità di persone soggette ad una disabilità.
Vale sia per gli interventi nelle parti comuni degli edifici, per le case unifamiliari.
In base alla tipologia di edificio su cui vengono svolti i lavori esistono i seguenti limiti di spesa:
- 50.000 euro: edifici unifamiliari o unità interne ad edifici plurifamiliari indipendenti, con uno o più accessi autonomi dall’esterno
- 40.000 euro: per ogni unità immobiliare presente su edifici composti da due a otto unità immobiliari
- 30.000 euro: per ogni unità immobiliare presente su edifici composti da più di otto unità immobiliari
Possono usufruire di questo bonus le persone fisiche, condomini, ma anche le imprese fondamentale è che i lavori siano eseguiti su fabbricati già esistenti.
Alcuni esempi di lavori che rientrano nel bonus sono: installazione ascensori e montacarichi, elevatori esterni all’abitazione o la sostituzione di gradini con rampe.
In caso di sostituzione di un impianto esistente, rientrano anche le spese relative allo smaltimento e alla bonifica dei materiali dell’impianto sostituito.
Molto interessante è il fatto che oltre alla possibilità di detrarre le spese in 5 anni, questo è uno dei pochi bonus che può ancora usufruire sia dello sconto in fattura che della cessione del credito.
Nell’ultima legge di bilancio il bonus è stato prorogato fino al 31 dicembre 2025 inizialmente era previsto solo per l’anno 2022.
Come usare il bonus in condominio
La legge permette al condomino che necessiti di un monta scale per disabili di procedere con la sua installazione anche senza il consenso degli altri condomini.
In ogni caso, il soggetto interessato deve manifestare apertamente la sua intenzione durante l’assemblea condominiale.
L’unico caso in cui gli altri condomini potrebbero vietare tale opera è se si alterasse il bene comune impedendo altri condomini di usufruire delle scale.
Nel caso in cui l’installazione non impedisse l’utilizzo delle scale agli altri condomini, si può quindi procedere.
A questo punto è importante sapere a chi tocca la spesa.
I casi sono due: se l’assemblea dovesse deliberare l’installazione con la maggioranza degli intervenuti oltre che dalla metà del valore dell’edificio allora l’intervento sarà a carico del condominio.
Se l’assemblea non dovesse approvare l’installazione la normativa consente al disabile o al suo tutore di procedere con l’installazione a proprie spese.